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Vino e Molise: 10 cose che non sapevate!

(E che sarete felici di scoprire!)

Scoprire davvero l’Italia del vino – Vol. 1!

Vigneti molisani al tramonto

La valle del Biferno mi apparve al crepuscolo ed in luce temporalesca. Era deserta, scura, vasta come un altopiano, chiusa da montagne lontane, sparsa di querce solitarie.

Guido Piovene, scrittore e giornalista (1907-1974)

#ilmolisenonesiste. Questo hashtag tutto italiano, emerso dalla schiuma delle onde del web come molti altri meme che hanno conquistato il mondo reale, è ormai tanto antico da poter vantare ricerche archeologiche per individuarne l’origine.

Da cosa nasce questa ormai trito luogo comune? Il fatto è che il Molise è la regione più giovane – creata nel 1963 separandola dagli Abruzzi, i quali sentendosi soli divennero AbruzzO – la seconda più piccola e la seconda meno abitata, con appena 300mila abitanti (la gara del più piccolo ovviamente è vinta dalla Val d’Aosta, che però fa fatica a nascondersi sotto il Monte Bianco, ed è talmente visitata che nel corso dell’anno vede arrivare oltre un milione e mezzo di turisti, QUINDICI volte in più del Molise…ma questo è un altro post!). Inoltre, è incastrata come un pezzo di puzzle tra Puglia, Lazio, Campania e Abruzzo, ciascuna con la propria potenza attrattiva turistica e culturale. Caratteristiche, tutte insieme, che non rendono facile per i molisani la promozione delle proprie bellezze archeologiche, gastronomiche, naturalistiche…ed enologiche.

Eppure questa scarsa rilevanza è una mera ingiustizia: La terra degli Osci e dei Sanniti, l’antico primo fornitore di vino del Regno di Napoli è una gemma nascosta, incastonata tra castelli di montagna ed uno splendido mare, ricca di segreti gustosi pronti ad essere scoperti da esploratori assetati!

Eccone qualcuno svelato per voi, insieme a qualche calice suggerito dalle nostre bottiglie del cuore, per farvi venire voglia di prendere l’auto e correre in Molise! (Ma chi guida non beve!!!)

1. Le dimensioni contano: 5500 ettari vitati!

Cominciamo dalle basi: una regione sconosciuta ai più, quasi duemila volte (1919, per essere esatti) più piccola del Brasile, coltiva circa il 7% di tutta la superficie vitata verdeoro, e lo fa da almeno 2300 anni. Certo, la foresta Amazzonica conta ed è meglio che rimanga com’è, senza andare a piantarci vigneti…. Ma se vogliamo restare in Italia, il Molise ha anche 10 volte l’estensione vitata della Val d’Aosta e quasi 4 volte quella della già più nobile Liguria: sarà una gara tra nani, ma in realtà la gara proprio non c’è!
Certo. A voler fare il paragone con gli 80000 ettari vitati della Puglia inevitabile sentirsi piccoli piccoli…ma nella botte piccola c’è il vino buono!

2. La Tintilia era scomparsa!!!

La Tintilia non è un segreto, a meno che davvero non abbiate davvero mai incontrato prima il Molise nella vostra vita. Se è così, fiondatevi a cercarne una bottiglia e poi tornate a leggere. Andate, vi aspetto.

Questo vitigno nero-bluastro, antichissimo tanto da aver perduto la storia delle sue origini. Spagnolo? sardo? autoctono? chissà! Importa davvero? Succoso, tannico, versatile, regala vini longevi e dal grande potenziale enologico (si dona come rosso, rosato, spumante, passito) è la regina incontrastata, la prima DOC in assoluto per notorietà della regione e una delle più interessanti uve “minori” del sud Italia.

Eppure fino a pochi anni fa la Tintilia stava anche per scomparire, assaltata dalle malattie ed ignorata dai viticoltori, che le preferivano vitigni più efficienti e produttivi provenienti dalle regioni limitrofe come aglianico, montepulciano, sangiovese o persino vitigni internazionali. Così, negli anni ‘60 del XX secolo era stata del tutto abbandonata, e solo l’appassionata ricerca di un singolo vignaiolo, Claudio Cipressi, in quel di San Felice del Molise (un tempo San Felice Slavo, altra storia interessante e quasi dimenticata) ne ha permesso la riscoperta negli anni ’90, con il riconoscimento della DOC nel 2001.

Grazie Claudio!

Calice suggerito: Settevigne Tintilia del Molise DOP – Claudio Cipressi

3. Quattro DOC/DOP e due IGT

La peculiarità della geografia molisana è un susseguirsi di rilievi dalle sommità strette ed allungate, dalla cima convessa, raramente subpianeggianti, separate da profonde valli. Anche in una regione così piccola, una storia millenaria, la variabilità geografica e geologica e l’orgoglio dei suoi abitanti hanno consentito una diversificazione delle aree vitate, dei terroir e dei vini, con la suddivisione odierna in ben quattro denominazioni di origine sotto forma del tradizionale DOC o del più moderno DOP (Molise DOC, Tintilia del Molise DOC, Biferno DOC, Pentro DOC) e due IGT (Rotae IGT e Terre degli Osci IGT).

Se la varietà delle uve è tutto sommato limitata, con meno di quindici vitigni a dominare le coltivazioni e la sola Tintilia autoctona certificata, così non è per l’espressività data dai terreni, dalle tecniche di allevamento, dall’esposizione dei vigneti e dall’influsso costante delle montagne e del mare. Un piccolo mondo da scoprire!

Calice suggerito: Pentro DOC – Campi Valerio

4. Non solo vini rossi!!!

Il Molise è terra contadina, rocciosa, di vini rossi profondi e caldi come i suoi abitanti? Errore.

Sulla calorosità dei molisani non possiamo che confermare, ma per quanto riguarda i vini, Trebbiano, Bombino, Malvasia, Moscato e una piccola folla di vitigni internazionali dalla buccia verde o gialla contraddicono la fama regionale. La geografia del territorio, che dal Castello Monforte di Campobasso guarda ad est, verso il romantico Castello Svevo di Termoli appoggiato sul mare, porta con sé colline marnose dove anche i bianchi sanno esprimersi con note saline e di gran corpo, e dove i vitigni aromatici donano dolcezza, equilibrata da una notevole freschezza.

Certo il cambiamento climatico non renderà facile mantenere queste tradizioni dal colore dorato, ma il Molise bianco oggi è una sfumatura con cui trascorrere piacevoli momenti in riva al mare. E anche il rosato non scherza!

Calice suggerito: Aplysia Falanghina del Molise DOP – LeProfondità

5. E Gli spumanti???

Charmat e metodo classico. La produzione di spumanti di entrambe le tipologie in Molise è davvero minima, limitata sia dalla dominazione delle uve rosse che dal clima caldo, ma non inesistente e tutt’altro che trascurabile per qualità. I suoli calcarei e marnosi delle colline di Campobasso e Isernia offrono come in altre zone del mondo la base ideale per la produzione di ottimi spumanti, e i produttori che sperimentano nella zona riescono a divertirsi e divertire, sia con vitigni autoctoni che con i classici internazionali. Vale la pena cercare!

Calice suggerito: Vertical Spumante Metodo Classico dosaggio zero – Casa Caterina

6. La geologia: Il mare, la collina, la montagna

La varietà del paesaggio molisano è singolare; è terra senza riposo che talvolta, massime nella parte più alta, nel circondario di Isernia, ha qualcosa di convulso: una specie di tormento geologico raggelato in tempo immemorabile.

Francesco Jovine, scrittore e giornalista (1902-1950)

Dal massiccio del Matese con la sommità del monte Miletto (2050 mslm) fino alle spiagge di Termoli, passando per falesie scoscese, colline asciutte e attraverso le sabbiose vallate del Biferno e del Trigno che scendono verso il mare. La geografia e la geologia di questa piccola regione sono la rappresentazione in miniatura dell’intero sud Italia – tranne per i suoli vulcanici, del tutto assenti – e questa struttura variegata si riflette nella varietà dei vini, con tutte le sfumature donate da terreni argillosi, sabbiosi, marnosi, calcarei e le loro combinazioni. L’effetto dei venti marini sulle valli fluviali che si aprono verso l’adriatico, il soffio delle brezze di montagna, i microclimi delle pendenze collinari e delle (poche) pianure marittime, il Sole mediterraneo e la variazione di altitudine che risale da nord-est a sud-ovest regalano una complessità unica che si riflette sulle coltivazioni viticole e sul vino che ne emerge.

Una ricchezza eccezionale, specie se raffrontata alle dimensioni complessive del territorio!

Calice suggerito: Due Versure bianco Terre degli Osci IGT – Tenute Martarosa

7. A tavola!!

Il vino è un prodotto culturale, e nei Paesi dove è parte della vita quotidiana è anche l’anima stessa dell’enogastronomia, inseparabile dal concetto stesso di cucina. E dall’incontro tra vino e cucina di un territorio nascono gli abbinamenti tradizionali che valorizzano entrambi gli attori e rendono ogni pasto un’esperienza unica. Se il territorio offre gli ingredienti per ricette saporite, ricche di proteine animali e di verdure nutrienti, possiamo star certi che il vino più prodotto sarà proprio quello che meglio si sposa con tali piatti. E viceversa: se ad esempio i rossi dominano, e di quei rossi sono notevoli il corpo, il calore, i tannini…cosa potremmo aspettarci se non una cucina altrettanto potente?

Ecco il Molise: una cucina “contadina”, fusa con quella delle regioni circostanti, legata all’allevamento di ovini e suini, ricca di verdure e zuppe. E più vicino alla costa, ecco la cucina di mare dedicata ai più delicati, ma sapidi, bianchi e rosati. Così via di cavatelli, pallotte, agnello in mille modi, brodo di pesce alla termolese, pampanella, panonta…e per chi ha ancora posto, i dolci: nzudda e cicerchiata. Lo sappiamo che non sapete cosa siano: andate, vedete, mangiate!!

Calice suggerito: Herero.16 Tintilia del Molise DOC – Cantina Herero

8. Archenologia

Il Molise è la regione amministrativa più giovane d’Italia, disegnata solo dal 1963 nella carta politica dello Stivale coi suoi colori pastello, separata per sempre dagli Abruzzi. Ma la realtà è ben diversa, e ci dice che invece la storia di questa terra è lunga ed esotica: si parte dal paleolitico, con i primi insediamenti, per poi divenire per secoli la terra degli Osci, noti anche come Sanniti – i primi ad infliggere ai romani una batosta morale e militare, e ancora oggi orgoglio della regione. Sconfitti infine dal nascente impero, i sanniti/molisani conosceranno nei millenni i goti, i normanni, i saraceni, gli arbereshe, i briganti, i Borbone, gli eserciti del nord Italia…ciascuno con il suo carico di esperienze e culture differenti.

E indovinate un po’? Il vino è sempre stato presente, sempre parte della vita e della cucina del popolo molisano – al punto da esser considerato una delle migliori qualità del regno delle Due Sicilie. Non male, per la regione “bambina” del Belpaese.

Calice suggerito: Lame del Sorbo Riesling Terre degli Osci IGT  – Vinica

9. Enoturismo!

Borgogna. Napa Valley. Montalcino. La Valle del Douro. Stellenbosch. E tante, tante altre località dove convergono appassionati e critici di tutto il mondo. Dimenticatevele. Andar per cantine in Molise significa rallentare, scoprire, perdersi, avvicinarsi ad un modo antico e familiare di pensare al vino. Sarete i soli visitatori per la maggior parte del tempo, e anche se le cantine principali offrono tour moderni e completi in strutture magnifiche, molte altre sono aziende agricole rurali, dove il vignaiolo è anche proprietario, cantiniere e spesso anche enologo, e dove il lavoro in vigna si affianca a quello negli altri campi (letteralmente!), dal grano all’allevamento.

Un mondo che sta scomparendo velocemente cui avvicinarsi con allegria, sete e voglia di chiacchierare e condividere tempo, salumi ed esperienze. Più che un percorso enoturistico, dedicatevi ad un vero tour enogastronomico, in una terra in cui cibo e vino sono inseparabili. Preparate gli occhi e le papille!!!

Calice suggerito:  Passo alle Tremiti Molise Rosato DOC – Tenimenti Grieco

10. Il cambiamento climatico

siccità in molise

Sì, lo sappiamo, ne parlano tutti, in ogni momento. Ormai anche il colesterolo alto sembra dipendere dal cambiamento climatico. Ma se siete qui vuol dire che siete appassionati di vino, e conoscete un po’ quel ramo magico dell’agricoltura, quell’arte vegetale chiamata viticoltura. E forse saprete già che più vicini si sta al suolo, più ci si china a terra e si osservano piante e grappoli, più il cambiamento è innegabile, chiaro, lineare. E lo è da decenni, ben prima che diventasse la questione politica e di marketing che vediamo oggi.

Gli agricoltori e gli allevatori sapevano, e cercavano di avvisarci mentre aggiornavano le proprie tecniche per resistere alla neve che scompariva, al Sole che aumentava, ad insetti anomali che proliferavano. Il Molise è tutt’altro che immune a questo processo, e anzi è una delle regioni più colpite dalla desertificazione e dalla perdita di fertilità dei suoli: ne soffre già il 25% della superficie, con gravi conseguenze per il benessere dell’ecosistema e dell’economia.

E’ una tragedia che avviene davanti ai nostri occhi, ma possiamo fare tanto al riguardo e tanto è già stato fatto: ricerca scientifica, piani di gestione del territorio, formazione degli agricoltori e dei consumatori, intelligenza. Nel frattempo, la difficoltà per i viticoltori molisani è nel gestire lo stress idrico e termico delle piante, mantenere la produttività e la fertilità, gestire vendemmie e vinificazioni complicate, far crescere l’immagine del proprio territorio, sempre tenendo un occhio al cielo.

Forza Molise! E voi? Non siete ancora partiti? Il Molise vi aspetta!

Link utili: https://www.moliseturismo.net/

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